lunedì, Novembre 4, 2024
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Avvocato-cliente: quale privacy?

La riservatezza tra avvocato e cliente dovrebbe essere assoluta, però… c’è sempre qualche però, con delle eccezioni a volte non perfettamente definite. D’altra parte anche il professionista è tenuto a mantenere il segreto, però un conto è “ho fatto scoppiare una bomba, cosa rischio?” perché ormai il fatto è avvenuto, un altro è “ho messo due bombe che scoppieranno domani”, perché in questo caso il diritto alla vita prevale su quello alla riservatezza. Al di là dell’esempio intenzionalmente estremo, restano comunque delle aree grigie; soprattutto a livello telefonico, dove se uno dei due soggetti ha un captatore, magari installato per tutt’altra ragione, sul telefono tutte le conversazioni e messaggi vengono spiati, non potendo il sistema distinguere cosa copiare e cosa no; se poi le informazioni potranno essere utilizzate o meno in giudizio è altra questione. Insomma, perché i nostri dati riservati non vengano carpiti, l’unica è tenerli per noi e condividerli – se necessario – di persona.

Avvocati e clienti al telefono

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Un pensiero su “Avvocato-cliente: quale privacy?

  • Salvatore Restuccia

    Il problema credo che non sia la privacy in se e per se; il problema è sempre il tintinnio del denaro: cosa non si fa per soldi? Tutto si vende, “forse” anche la dignità! Ed è proprio nel “forse” che sta il problema: “forse” è il vero genitore della privacy. La linea di demarcazione tra volere e potere è: forse. Il dubbio fa desistere e fa osare: la vera differenza nell’animo dell’uomo.

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