venerdì, Aprile 26, 2024
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L’Intelligenza Artificiale difende se stessa

Siamo stati un po’ indecisi nel segnalare questo articolo, dato che non parla espressamente di privacy e può quindi risultare un po’ fuori tema. Ma l’Intelligenza Artificiale sta diffondendosi sempre più e toccherà tutti i settori, compresa la protezione dei dati personali, quindi è sembrato interessante rilevare come un’AI abbia saputo argomentare in favore di se stessa. Certo, tutto dipende da come è stata posta la domanda, da quali input iniziali siano stati dati, da quale sia il bias sul quale è stato fondato l’addestramento. Certo, il sistema non ha consapevolezza di ciò che ha scritto, davanti ad un giudice si potrebbe facilmente sostenere l’incapacità di intendere e volere, per cui non si può paragonare l’apparente ragionamento di un’AI, basato su dati reperiti in rete e su algoritmi più o meno complessi con la creatività umana. Ma resta il fatto che un computer ha saputo scrivere un articolo comprensibile e di senso logico, a fronte di un tema assegnato. Cosa succederà quando gli stessi sistemi si troveranno a dover analizzare dati di esseri umani, a dover stabilire il miglior messaggio personale per vendere un determinato prodotto (e fin lì pazienza) o per convincere a votare in un determinato modo (e già diventa molto più grave)? Cosa succederà quando, anziché cercare il modo migliore di arrivare ad un risultato nelle pieghe della normativa sarà un’AI a proporre il testo stesso della norma, magari già formulato in modo da trovare qualche scappatoia (lo fanno anche gli umani, lo sappiamo, ma almeno non possiamo prendercela che con noi stessi). Insomma, un’AI che sappia difendere se stessa saprà anche analizzare i dati degli umani, per sapere come affrontarli e come gestirli. E questo impatta il nostro settore molto più del data breach che ha messo in piazza qualche centinaio di indirizzi.

L’intelligenza artificiale scrive in favore di se stessa

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