domenica, Febbraio 16, 2025
Articoli stranieri

Anche un Paese in guerra vuole la privacy

Non è nostro compito entrare nel merito delle ragioni e dei torti dei conflitti che impegnano lo Stato di Israele, ma è interessante notare come pur in una situazione tesa, dove la sicurezza non può essere data per scontata da nessuno, c’è chi ritiene ingiustificata una raccolta massiva di impronte digitali, per scopi che vanno al di là della mera validazione del documento d’identità. Scambiare la privacy per una presunta sicurezza non sempre – anzi, quasi mai – è una buona idea, e se questo vale per un Paese in guerra a maggior ragione vale nelle nostre vite. In italia le impronte digitali sono memorizzate sul chip della CIE e da nessuna altra parte, tranne che per il tempo strettamente necessario alla produzione della carta stessa. Speriamo che nessuno se ne tenga una copia di straforo e vengano davvero cancellate. Non sappiamo leggere l’ebraico, ma Google fa miracoli: Oggi, 7 gennaio 2025, noi, un gruppo di accademici, tecnologi, scienziati sociali, esperti dell’informazione e professionisti legali dedicati alla protezione della privacy, abbiamo presentato un appello al Ministro dell’Interno e al Consigliere Legale della Knesset per eliminare senza indugio le impronte digitali dal database biometrico 

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