Tragedie, informazione e privacy
Una cabina di una funivia si stacca dai cavi ed uccide 14 persone, lasciando orfano e con traumi gravi l’unico sopravvissuto. Dopo pochi giorni la dinamica è chiara: i freni di emergenza erano disattivati a la rottura della fune traente non ha lasciato scampo ai passeggeri. Il video trasmesso dalla TV e dai media online ha confermato questa versione, senza aggiungere nulla di più. In realtà una piccola informazione emerge: l’addetto che aspettava l’arrivo della cabina si volta improvvisamente a guardare l’interno della stazione verso l’alto, probabilmente perché ha sentito un forte colpo, il che farebbe pensare che la fune non si è rotta nei pressi dell’attacco alla cabina, come ipotizzato in precedenza, ma sulla ruota della stazione. Questa però è un’idea, saranno i periti, con ben altri strumenti a disposizione, a verificare. Allora valeva la pena di mostrare il video? Si tratta di informazione o di spettacolarizzazione del dolore? La maggior parte degli ascoltatori si è indignata, altri hanno osservato che ad indignare deve essere l’incidente e le sue cause, non il video. Lasciamo ad ognuno giudicare secondo la propria sensibilità. Ciò che vogliamo evidenziare, per gli scopi di queste pagine, è l’aspetto della privacy, dato che anche il Garante è intervenuto con un comunicato, che ha fatto seguito quello della Procura di Verbania. In realtà il Garante non ha riscontrato una violazione normativa, dato che tutti i siti che abbiamo avuto modo di verificare oscuravano i volti delle persone nelle fasi inziali, non più visibili negli istanti successivi, per cui non vi è alcuna persona identificata o identificabile in alcun fotogramma, tuttavia l’Autorità ha voluto fare sentire la propria voce.