martedì, Luglio 16, 2024
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E io pago!

Privacy Italiana lo ha sempre detto: o si paga con i dati, o si paga con i soldi. Ci sarà anche qualche benefattore che regala qualcosa per passione, per generosità, per credenze personali, ma si tratta di un’eccezione. Questo sito, ad esempio, è nato per ragioni personali, per raccogliere e organizzare articoli sul trattamento dei dati personali, poi, una volta che il grosso del lavoro è fatto, ci fa piacere condividerlo gratuitamente con tutti gli interessati, senza trattare dati o introdurre pubblicità. Tanti altri siti di appassionati di calcio, di motori, di farfalle fanno lo stesso, mettendo a disposizione le loro conoscenze. Però il più delle volte giornali online (in quel senso abbiamo sempre detto che il cosiddetto cookie wall non è poi così assurdo), piattaforme di messaggistica o piattaforme Social, servizi vari devono almeno rientrare delle spese sostenute per i sistemi, gli stipendi, gli immobili. Nessuno avrebbe le risorse per mantenere un sistema come Facebook o Google senza un ritorno, per cui gli utenti devono necessariamente contribuire: se non lo fanno sborsando del denaro, lo fanno mettendo a disposizione i propri dati, che vengono ceduti a chi sborsa del denaro per averli ed elaborarli. Se da un lato le restrizioni che giustamente sono state introdotte, non solo in Europa, per limitare il commercio e la diffusione di dati personali, stanno mettendo in crisi i vari modelli di business di queste attività, per cui i vari Social, in questo momento in crisi per vari motivi, stanno valutando servizi a pagamento. Ma siamo davvero disponibili a tirare fuori dei soldi per tutti i vari servizi a cui siamo ormai abituati?

Perché i Social stanno studiando modelli a pagamento?

Un futuro incerto per i Social

Le linee guida per un corretto conteggio degli utenti

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