Biometria: frontiera di sicurezza, ma occhio alla privacy

Se incontriamo un familiare o un amico non dobbiamo chiedere i documenti o controllare le impronte: lo riconosciamo dal viso, dalla corporatura, dalla voce. Insomma, un insieme di parametri biometrici che, in modo naturale, ci portano a riconoscere la persona. Infatti, anche se alcuni istituti di credito o assicurativi si ostinano a pretendere il numero di documento sull’autentica della firma, il riconoscimento per “personale conoscenza” carica di maggiori responsabilità l’impiegato, mentre il documento, se non palesemente falso, può appartenere ad un’altra persona che assomiglia. Proviamo a immaginare un mondo dove il bancomat, la portiera dell’auto, la serratura di casa possono riconoscerci senza bisogno di chiavi, tessere, pin e quant’altro. Naturalmente sistemi affidabili, non sensori che si lasciano ingannare da una maschera di gomma. Certo sarebbe comodissimo, ma significherebbe anche un monitoraggio continuo di ogni nostra azione e spostamento. L’articolo si focalizza sull’uso bancario, ma le applicazioni possono essere molto più vaste.