lunedì, Aprile 29, 2024
Sentenze europee

Ricerche incrociate: la Corte UE fissa i limiti

Si tratta di una questione già menzionata, oltre che da noi, anche da molti esperti e materia di molti convegni: il limite della riservatezza in un mondo pervaso da informazioni e gestito da delle AI. Con opportune ricerche un dato apparentemente anonimo e aggregato può essere attribuito alla persona fisica, vanificando l’operazione di anonimizzazione (che, non per nulla, oggi dovrebbe avvenire utilizzando tecniche matematiche di alto livello). La Corte UE ha stabilito che dati identificabili ricadano nella protezione del GDPR, sia per chi li divulga che per chi li elabora. Nel caso specifico l’OLAF l’Ufficio europeo per la lotta antifrode aveva pubblicato un comunicato stampa apparentemente anonimo, ma contenente una serie di dettagli sulla persona oggetto di un’indagine tale da consentire facilmente l’individuazione nominativa da parte dei giornalisti. Inevitabile la condanna.

2024-04-08-Ricerche-incrociate-sentenza
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