venerdì, Aprile 19, 2024
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Anonimizzazione fatta bene

Negli ambienti attenti alla privacy si cita spesso il caso di una lista “anonima”, tratta da dati sanitari, dove si è riusciti a individuare nominativamente una grande percentuale di persone fisiche (chi indica il 67%, chi percentuali più alte). In realtà, esaminando bene il caso, si noterà che il processo di anonimizzazione è stato molto approssimato, dato che si sono semplicemente cancellati i dati personali più evidenti, come il Social Security Number (equivalente americano del codice fiscale) cognome e nome, indirizzo, ma si sono lasciati città e data di nascita completa, rendendo così possibile estrarre i dati completi, mentre se la nascita fosse stata ridotta all’anno o a un gruppo di anni l’impresa sarebbe stata praticamente impossibile. Dunque è facile parlare di anonimizzazione, più difficile farla bene, soprattutto ora che big data e Intelligenza Artificiale rendo possibili elaborazioni e comparazioni impensabili fino a poco fa. Ecco arrivare in aiuto una norma ISO, che, pur non potendo garantire al 100% l’impossibilità di risalire ai dati nominativi, certo fissa degli standard elevati. Il che, anche in termini di accountability, aiuta molto in caso di problemi e di spiegazioni di fronte all’Autorità.

Una ISO per l’anonimizzazione

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