martedì, Aprile 30, 2024
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Computer dipendenti e privacy

Potrà essere capitato a tutti di salvare sul computer di lavoro una ricetta medica o un qualche documento personale, per mille motivi. E’ lecito che il datore di lavoro controlli il “nostro” dispositivo, venendo magari a conoscenza di questioni delicate? Come sempre, è un problema di bilanciamento: anzitutto il computer è di proprietà del datore di lavoro, così come la scrivania o l’armadietto personale; in secondo luogo, se viene usato per attività illecite, anche il datore di lavoro può essere coinvolto. E’ dunque lecito un controllo, ma senza dimenticare alcune condizioni fondamentali: anzitutto deve esserci una policy aziendale di utilizzo, che deve essere nota al lavoratore; in secondo luogo deve esserci un fumus concreto di utilizzo illecito. Da parte sua il lavoratore deve impegnarsi ad usare correttamente lo strumento e ad evitare un uso privato (a meno che non sia espressamente previsto dal contratto, nei casi in cui il computer venga considerato un benefit e non uno strumento esclusivamente di lavoro), se non limitato a casi sporadici e necessari (un po’ come il cassetto della scrivania, destinato ad un uso lavorativo, ma nel quale si può tenere il libro che leggiamo nelle pause, il farmaco che dobbiamo prendere alla tal ora, il pacchetto di cracker e così via).

Il controllo del computer aziendale

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