Arte o dato personale?
Non c’è campo dell’arte che non venga esplorato dall’AI: immagini che si ispirano allo stile di pittori famosi, poesie che si rifanno a Montale, Ungaretti o altri autori del passato, musiche il stile classico o pop. Non è questa la sede per unirsi al dibattito, filosofico prima che tecnico e giuridico, ohe sta impegnando pensatori e specialisti di tutto il mondo; certo è che, per imitare un grande del passato, occorre che questa figura ci sia stata: un’AI è in grado di imitare, più o meno bene, un’opera e uno stile, non è in grado di inventarne uno suo proprio. Interessante questa posizione di Guido Scorza, dell’Autorità Garante: poiché il GDPR si riferisce a persone identificate o identificabili, e poiché è evidente che alcuni stili artistici sono inconfondibili, il modo di scrivere di Camilleri o il modo di dipingere di Picasso, per fare degli esempi, sono un dato personale dell’Autore e come tale dev’essere protetto. Tuttavia ci sarebbe un altro punto da definire, ovvero le tempistiche. Deve esserci un momento dopo il quale un dato cessa di essere personale e diventa storico, quindi aperto allo studio, alla ricerca e, perché no, alla sperimentazione. Occorrerebbe definire in modo più chiaro questo aspetto.