sabato, Ottobre 12, 2024
Convegni e incontri

Privacy Symposium con il terzo occhio

Impressioni di una tre giorni molto intensa

Si è svolto ad inizio aprile, nella splendida cornice di Venezia, il Privacy Symposium, che ha visto tanti interventi di alto profilo. Ma passiamo la parola all’Avvocato Valentina Longo, che era presente e che vuole condividere il suo entusiasmo.

Ogni tanto il terzo occhio ci regala intuizioni, lascia spazio alle suggestioni, questo il mio personalissimo arricchimento dopo la tre giorni di maratona veneziana.

Il Privacy symposium si è svolto dal 5 al 7 aprile scorsi, con un programma ricchissimo di eventi, che merita uno sguardo anche a posteriori.

Come è stato ormai ampiamente commentato sul social professionale, non sono mancati gli elogi agli organizzatori, ai quali aderisco con vivo entusiasmo, la città è stata una location d’eccezione, l’organizzazione eccelsa (non solo dal punto di vista logistico, ma molto anche per la scelta di relatori qualificati), tutto, a parere di chi scrive, è andato oltre ogni più alta aspettativa. Nei commenti dei giorni successivi non sono mancati i richiami ai temi condivisi, ai quali gli speaker hanno avuto l’onore di offrire il proprio contributo, così l’esordio dei più, “ringrazio di essere stato invitat*(!) a partecipare, per me è un onore”; per una volta, senza dover subire, salvo un paio di eccezioni, quei mal celati autocompiacimenti che creano un’inutile e fastidiosa distanza tra chi parla e il pubblico.

Ne scrivo a distanza di giorni perché Venezia mi ha catturata per una breve vacanza, al rientro un compleanno, la Pasqua e perché farsi mancare il Covid?

A Venezia ha trovato indubbiamente conferma la mia personale convinzione che “la bellezza ci salverà” (chi meglio di Luca Bolognini può condividere? Il suo testo L’arte della Privacy, tradotto anche in inglese – The art of privacy – e omaggiato ai partecipanti, ha portato una ventata di novità nel mondo della privacy e consentito un punto di vista diverso dell’argomento), la città lagunare l’ha fatta da padrona e poi le location nella location: la scuola Grande di San Rocco, con i partecipanti immersi tra i capolavori del Tintoretto, le aule Cà Foscari, Cà Dolfin, l’Auditorium di Santa Margherita, che hanno ospitato le numerose sessioni, animate da relatori di altissimo livello.

Incappare in un caffè in stile parigino “Caffè rosso” nel Campo veneziano, mentre si era alla ricerca dell’Auditorium, e poi scoprire che il caffè della pausa ci avrebbe visti in fila proprio li, senza bisogno di ritagliarsi un momento per trovare un’atmosfera tanto amata in pochi e fuggevoli secondi.

Ognuno dei partecipanti ai panel è intervenuto con una professionalità non ostentata, ha esposto il proprio bagaglio di esperienza sui temi di volta in volta trattati, con spirito di sincera condivisione, riflessioni e impressioni su prospettive future di questa intrigantissima e intrigatissima materia.

Non è così mancato il confronto con esperienze oltre confine, non solo di altri Stati membri, ma anche extra UE.

  • negli USA

Quale il rapporto tra la norma statale e le normative federali USA? La privacy anche oltreoceano, come diritto fondamentale, sempre nell’ottica della democrazia, parole ascoltate da noi europei, che nella piccola e grande Europa siamo sempre abituati, meglio costretti, a difenderci dalle ingerenze delle big thech statunitensi, i “social”, i motori di ricerca. Gli interventi dei rappresentanti del Nuovo continente ci hanno rassicurati?

Google accenna ad alcuni limiti normativi, senza negare l’importanza delle clausole contrattuali in materia di trasferimenti di dati all’estero, sottolinea tuttavia la necessità di un mercato meno imbrigliato dai codici, quanti e quali limiti si rischia di porre alla libertà negoziale con basi giuridiche troppo stringenti? Dopo l’invalidazione del Privacy Shield, come sono state accolte le clausole standard del 2021?

Apple rassicura “Safari, per quanto possibile non ci traccia”, ora, sul tracciamento abbiamo chiarezza, ma “il per quanto possibile” rimane, a mio avviso, un sottofondo un po’ incerto. Siri, aggiungono, non ci profila, ma per chi come me al massimo gli chiede “Tizio secondo te è simpatico?” La risposta “lo prendo come un complimento” mi porta a pensare che il sottostante machine learning ha certamente bisogno di voci più disponibili della mia (la digressione non intende certo banalizzare le delicate problematiche legate a questa tipologia di trattamenti).

  • quante norme … !

A quattro anni di distanza dall’attuazione del GDPR stiamo navigando a vista in un mare di norme, Provvedimenti delle Authority, Linee guida sui più svariati temi, un termine calzante tra tutti “la nomocrazia” (offerto da Rosario Imperiali), o “logorrea normativa” (aggiunto da Diego Fulco), “overlapping” che compare nella titolazione della relativa sessione, un termine inglese, che non risulta affatto abusato in un contesto internazionale.

Critichiamo il proliferare di norme, questo ci affanna e ci sovrasta, tuttavia, laddove il GDPR lascia margini per una creatività operosa (questa la mia personalissima accezione di accountability), alcuni si dichiarano persi in mancanza di riferimenti certi.

E quindi? Il tempo è beffardo e la comune convinzione è che ci vorrebbe una settimana di almeno otto, dieci giorni per assecondare la fame di conoscenza e il doveroso aggiornamento professionale, e in un mondo tanto veloce, è vero affanno. La settimana è e rimane di sette giorni, da qui il rinnovato apprezzamento per questa iniziativa del Privacy symposium, per una preziosa pausa di conoscenza, accompagnata da alcune annotazioni sparse sul blocco di appunti in dotazione, che tracciano propositi di approfondimento.

  • Intelligenza artificiale e trasparenza

Il tema sempre attualissimo dell’intelligenza artificiale, la “nuova corsa all’oro”, con noi europei, sempre orgogliosi della nostra cultura in materia di protezione dei dati personali (Agostino Ghia ci esorta a non soffermarci esclusivamente sul termine “privacy”), rimaniamo indietro in termini di sviluppo di applicazioni basate sull’AI, mentre il Giappone risulta il paese più all’avanguardia. La sfida sarà necessariamente quella di invocare, pretendere e trovare un bilanciamento tra i diritti e il mercato che sta correndo, così, se è vero che non si può scoraggiare l’innovazione, l’evoluzione tecnologica non potrà avvenire mortificando i diritti, questa la stella polare.

Qualità di dati in entrata, governo degli algoritmi, attenzione ai dati in uscita, ma l’utente? La trasparenza è stata codificata anche per gli algoritmi, gli utenti hanno il diritto di conoscere l’algoritmo, la logica di funzionamento, ma chi, anche solo tra i partecipanti all’evento, in prevalenza giuristi, ha le competenze per comprendere tale mostruosità aritmetica? Scrive chi, a differenza dei più, ha frequentato il liceo scientifico e neanche ricorda come sia scritto un algoritmo. Si è poi tornati sulle espressioni, tanto ripetute, quanto, proprio per questo rassicuranti (una sorta di mantra) di “umanesimo digitale”, “approccio umano centrico”, si è ripetuto che “la tecnologia non è cattiva, ma può esserlo l’uso che se ne fa”.

  • Intelligenza artificiale ed etica

E come non menzionare il rapporto tra etica e AI?

Apprezzati, insieme ad un collega austriaco (che esibiva con orgoglio una giacca di tirolese fattura), i concetti di “DPIA etica”, “Etichs by design”, ma un dubbio tra tutti, se l’etica è un insieme di valori, questi cambiano tra cultura e cultura, e ancor di più tra la moltitudine dei soggetti che ne saranno i portatori. Chi assumerà il compito di calare l’etica nelle applicazioni di AI, sebbene si stia lavorando a delle codifiche tanto delicate quanto sfidanti? Imprese, istituzioni, professionisti, interpellata la società civile, riusciranno a convergere in un’unità di intenti, oppure le iniziative aziendali, necessariamente orientate al mercato, si risolveranno in banali esperimenti di “ethical washing?” (ci siamo già passati con il proliferare di esperienze di bilanci ambientali e sociali, troppe volte operazioni di mera facciata).

Innumerevoli le possibilità di approfondimento, ma tre giorni di evento non sono stati sette e quindi, tra sessioni parallele, si è imposta una scelta, a volte condizionata non solo da specifici interessi, ma anche dalla volontà di non separarsi da nuovi compagni di avventura, per continuare, tra seri scambi professionali e gogliardiche risate, frutto anche della stanchezza dell’attenzione. Non sono quindi mancati sorrisi e nuove complicità, che arricchiranno professionalità ed animi. In assenza di spocchia professionale, si è tutti uguali, speaker, uditori e operatori a vario titolo, questo è il vero umano arricchimento, in nome di una sincera alleanza, per non rimanere in un simposio tra pochi eletti.

Dimenticavo: alla domanda di Cosimo Monda “come è fare il DPO in una Pubblica Amministrazione”, l’immagine è andata spedita a Lucy, che decisamente non è un super eroe, una “Superwoman”, come un titolare, per non parlare degli incaricati, troppe volte si aspettano che sia.

Il sito dell’evento

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