Alexa e le sfide
Alcuni lettori ci hanno chiesto un commento sulla vicenda di Alexa, che ha invitato una bambina a mettere le dita in una presa elettrica. In realtà non avevamo considerato la vicenda, in quanto non è strettamente legata alla privacy, ma piuttosto ai problemi derivanti dall’uso di intelligenze artificiali. Queste non hanno, naturalmente, alcuna consapevolezza di quello che gestiscono, di quello che dicono o che sentono dire. Esattamente come un interruttore non ha idea se scattando accenderà una lampadina o lancerà un missile nucleare. Se l’algoritmo ritiene che un un certo codice sia adatto per rispondere a una domanda provvede a eseguirlo, senza avere consapevolezza di far sentire un brano di Mozart o una conversazione privata. L’episodio in sé non è quindi impattante sulla privacy, ma, in generale, c’è da preoccuparsi per la privacy e non solo dato che la diffusione di sistemi sofisticati, apparentemente “intelligenti”, ma in realtà sempre stupidi e privi di coscienza e morale, sta diventando sempre più pervasiva. E se già questo può apparire pericoloso e inquietante, ancora più allarmante è il fatto che molto spesso neppure i programmatori dell’AI – stante la complessità dei sistemi e dei parametri – riescono a ripercorrere il “ragionamento” compiuto dal sistema per arrivare al risultato indesiderato.