Coronavirus e privacy (violata)
Abbiamo sempre detto che in tempi di emergenza non si può andare troppo per il sottile e che può essere legittimo sacrificare la privacy in nome di un valore superiore. Ma a tutto c’è un limite, soprattutto quando la perdita di sicurezza non è funzionale alla salvaguardia della salute. In questo caso si tratta di un sito impostato male, non di una necessità oggettiva: per sapere se una persona è ammalata di covid o meno erano sufficienti codice fiscale (ricavabile abbastanza facilmente conoscendo i dati anagrafici) e numero di cellulare. Un datore di lavoro normalmente conosce entrambi, per cui avrebbe potuto verificare facilmente la situazione, così come amici e parenti. Naturalmente il Garante indaga.
A Milano basta poco per sapere se una persona è malata di COVID