Altra rassegna su privacy e coronavirus
Continua il dibattito in tutto il mondo – tranne in quegli Stati diversamente democratici che non si pongono il problema – riguardo l’opportunità di usare le tecnologie per tracciare chi viola i decreti. Soprattutto chi, in quarantena, esce ugualmente, rischiando di diffondere il virus. Il fatto stesso che ci sia un dibattito è positivo, e la conclusione comune, compresa la posizione del nostro Garante, è che il punto centrale non sia tanto l’opportunità di adottare queste tecniche oggi, in piena emergenza, fatto che trova tutti abbastanza concordi. Il problema centrale è di accertare che siano davvero utilizzate per un tempo limitato e con finalità specifica, non che diventi poi uno strumento di controllo generalizzato in mano a Governi e/o privati. Interessante l’osservazione dell’Avvocato Micozzi in un post su Facebook, quando rileva che tutte le dittature sono iniziate con un consenso di base, a seguito di tempi difficili, ma poi siano diventate loro il problema e non la soluzione. Ed interessante anche il Buongiorno del dott. Feltri su La Stampa di oggi: ricordiamoci che settantacinque anni fa si rischiava la vita per la libertà, ora si rischia la libertà per la vita. Speriamo che questo non dica qualcosa di noi.
Il Garante aperto a controlli, ma per un tempo limitato
Un costituzionalista si esprime sulla compressione delle libertà
Attenzione ai rischi, poi qualcosa si può fare