Riconoscimento facciale: diffuso e pericoloso
Nei luoghi pubblici è sempre più diffusa l’installazione di sistemi di riconoscimento facciale. A volte si tratta di sistemi finalizzati alla mera classificazione di una persona all’interno di tipologie predefinite. Per poter adattare il messaggio pubblicitario di uno schermo in un centro commerciale, il punto non è distinguere se si tratta di Maria Rossi o di Carlo Bianchi, quanto di distinguere un uomo da una donna, un giovane da un anziano, una persona allegra da una depressa, al fine di offrire il prodotto adatto alla circostanza. Diverso e più invasivo il riconoscimento puntuale, quello in grado di identificare una persona specifica e di seguirla nei suoi spostamenti, se non addirittura di comprenderne gli stati d’animo. Certo, se si tratta di un terrorista suicida e si riesce a prevenirne le azioni, ben venga, ma, in generale, la sua diffusione capillare porterebbe ad un mondo distopico, nel quale l’orwelliano Grande Fratello apparirebbe come una figura discreta e riservata.
Riconoscimento facciale sempre più diffuso
Riconoscimento facciale rileva l’umore dei clienti